mercoledì 7 dicembre 2016

Fort Dauphin e la sua storia

Città portuale del profondo sud del Madagascar, vecchia tappa sulla celebre Via delle Indie, ricca di storia, è aperta al mondo fin dal XVI secolo, dal giorno in cui dei naufraghi portoghesi la elessero come loro domicilio.



I portoghesi arrivarono sulla costa sudest dell'isola di Madagascar nel XVI secolo, ma rinunciarono a stabilirsi in modo permanente dal primo Seicento, cacciati dalla popolazione locale Antanosy. Alla fine del XVI secolo, gli olandesi cercarono di creare uno scalo nella baia Antongil ma abbandonarono questa attività a causa dei luoghi insalubri. Dopo aver considerato di stabilirsi anche sull' Île Sainte-Marie, i coloni sbarcarono nella baia di Manafiafy (o punta di Sainte-Luce). In principio, la colonia comprendeva otto naufraghi francesi, settanta coloni inviati dalla East India Company a bordo del San Lorenzo e l'equipaggio di St. Louis, che non riusciva a tornare in Francia a causa dell'incaglio della loro nave sulla via del ritorno verso la Francia. Ma essendo la regione insalubre a causa delle lagune e paludi, e vedendo la febbre prendersi i suoi uomini, De Pronis decide di trasferire la colonia sulla penisola di Tholongar alla fine del 1643 (ventisette francesi perirono a causa delle febbri).
Sarà De Pronis che fonderà nel 1643, a nome di Luigi XIII e su ordine di Richelieu, Fort-Dauphin. In origine, la città doveva servire come punto rifornimento sulla Via delle Indie. Il Forte Dauphin, in onore del "Delfino", il principe di Francia, ovvero il futuro Luigi XIV, fu costruito da Sieur Flacourt, e era inizialmente solo una costruzione sommaria circondata da una staccionata in legno.

Fort Dauphin nel 1650
Nel 1648, Jacques Etienne de Flacourt fece tornare De Pronis in Francia, a causa di un traffico di schiavi che aveva scioccato i nativi. Prese il suo posto a capo della base, e compì nel corso di questo periodo un attento studio dei costumi, la storia, e la flora dell'isola di Madagascar. La sua opera si compone di tre volumi, il dizionario, il catechismo e soprattutto l'opera centrale, la storia della Grande Isola di Madagascar. Arrivato ​​in Madagascar con due sacerdoti Lazzaristi, ripartì dall'isola nel 1655, avendo precedentemente stabilito un piano di occupazione del Madagascar, ma senza essere in grado di raggiungere in realtà la sua missione commerciale.

Dopo la sua partenza, la base declina gradualmente. Successivamente le partenze dei coloni aumenteranno soprattutto a causa delle molte difficoltà incontrate, le più vincolanti delle quali furono l'isolamento, i conflitti tra i coloni e soprattutto le lotte contro popolazioni locali Anosy. 
Nel mese di agosto 1674, gli ultimi coloni francesi furono cacciati dalla tribù Tanosy, che aveva già mostrato la sua ostilità verso i portoghesi e gli olandesi, un secolo prima. Dopo il massacro di molti di loro, i sopravvissuti si rifugiarono nella fortezza con lo scopo di prendere riparo in attesa di rinforzi. L'8 settembre 1674, la nave Blanc Pignon salverà il resto della colonia, e gli ultimi sopravissuti si rifugiarono sull' île Bourbon (Isola Reunion).

la Porte de Fort Flacourt
Dopo la partenza dei coloni francesi, Fort-Dauphin e la sua regione passarono sotto il controllo del re Tanosy, e furono frequentati da molte navi, molti delle quali si dedicavano alla pirateria. Dal 1766 al 1771, i francesi comandati dal conte di Maudave cercarono di recuperare Fort-Dauphin, per rendere la vecchia base un rifornimento per le loro colonie Mascaregne (Reunion, Mauritius e Isola Rodrigues) e per istituirvi un porto per il commercio degli schiavi. I coloni furono questa volta ben accolti dalla popolazione locale e il progetto godette di un inizio promettente, nonostante la mancanza di risorse. Tuttavia nel 1770, la amministrazione centrale della Marina abbandonò il progetto iniziato quattro anni prima. La città porterà, durante il periodo rivoluzionario della Convenzione Nazionale (1792-1795), il nome di Port-de-la-Loi (Porto della Legge). 

Fino alla fine del XVIII° e nel corso del XIX° secolo, Fort-Dauphin resterà un porto commerciale importante, molto frequentato dalle flotte in navigazione sull'Oceano Indiano.



- Tolagnaro (o Fort-Dauphin, il suo nome francese, chiamata anche Farady) è una città della provincia di Toliara (Tulear), capitale della regione Anosy, situata nel sud-est dell'isola del Madagascar e ne è la città più antica. Si trova a 1122 km da Antananarivo, capitale del Madagascar, raggiungibile in aereo dalla stessa. Le tre strade che la raggiungono da ovest (Tulear), nord (Ihosy) e est (Vangaindrano), sono lunghissime piste in terribili condizioni, il che rende Fort Dauphin una città abbastanza isolata dal resto del paese, ma non per questo meno affascinante.                     

VISITARE FORT DAUPHIN

Fonte: WIKIPEDIA
Traduzione dal francese: CAMPAGNA Fabrizio

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domenica 20 novembre 2016

Il Makay, cassaforte della biodiversità del Madagascar

 Oggi i team scientifici vi vengono a scoprire nuove specie di lemuri o insetti, e il trekking del massiccio del Makay è una delle nuove proposte/avventura per i turisti della grande isola. Entrate in questo labirinto, vera cassaforte della biodiversità del Madagascar!





Il Makay è un massiccio di arenaria gialla nel centro occidentale dell'isola di Madagascar, costituito da altopiani ancora parzialmente coperti di foresta o di vegetazione cespugliosa tipica del Madagascar occidentale e da canyon di centinaia di metri di profondità. A causa del suo difficile accesso, ha goduto di una  protezione naturale per la sua fauna e la sua flora.
Un'erosione spettacolare ha scolpito gli altopiani in un labirinto di gole profonde dove una flora tipica degli ecosistemi umidi si è sviluppata, non diversamente dalle foreste sempreverdi del Madagascar orientale. 
La catena montuosa del Makay si estende su una superficie di 150 × 50 km. Formatosi dai resti della erosione dei grandi massicci di rocce cristalline scomparse centinaia di milioni di anni fa, il Makay è una delle più imponenti opere della natura. Tra il patchwork di diversi ecosistemi presenti in Madagascar non ne restano molti ancora poco conosciuti, relativamente inesplorati, zone scarsamente popolate, che possano offrire buone opportunità per nuove scoperte. Il Makay sorge tra loro come un simbolo di Terra Incognita: anche nello stesso Madagascar, poche persone hanno sentito parlare di questa catena montuosa ruiniforme.

La vita ha preso piede in queste valli profonde centinaia di metri e si è sviluppata in totale autarchia per milioni di anni, riempiendo ogni possibile nicchia ecologica. Isolati e preservati dall'intervento umano, questi biotopi hanno permesso specie animali e piante ancestrali di suddividersi fino al punto di fare apparire nuove specie.


Il trekking del massiccio del Makay è stato effettuato da grandi esploratori, ma è possibile farlo anche in "versione turistica".

Vi sono varie combinazioni, tra le quali:
raggiungerlo da nord, dopo aver disceso il fiume Tsiribihina in battello e aver visitato il parco dei Tsingy di Bemaraha e l'Allée des Baobabs di Morondava 
o da sud, dopo aver visitato lo spettacolare Parco dell'Isalo.
E' ovviamente un viaggio lungo e abbastanza faticoso che richiede una buona condizione fisica, ma soprattutto un gusto per l'avventura. Bisogna tenere a mente che durante una parte del viaggio ci si troverà completamente isolati, tra notti in tenda e discese di fiumi in piroga. Alcuni giorni potrebbero essere lunghi, fino a 7 ore di cammino, con il sole onnipresente.
La preparazione e l'organizzazione delle guide accompagnatrici, vi aiuterà comunque ad approfittare di ogni momento di questo avventuroso circuito e a farvi sentire in sicurezza.


 

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lunedì 14 marzo 2016

La cartografia e le origini del nome Madagascar

Gli abitanti del Madagascar non avevano, fino all'età moderna, nessun nome con cui designare il complesso del loro paese: essi lo denominavano il "Tutto" oppure la "Terra che è in mezzo al mare".

 

Il nome di Madagascar è stato dato a quest'isola per errore. Infatti l'attuale isola di Madagascar fu scoperta nel 1500, mentre già nel 1491 questo nome figurava sul globo terrestre di Martino Behaim, a Norimberga, attribuito però a un'isola immaginaria. Non già che Madagascar fosse sconosciuta ai Greci nei tempi antichi e agli Arabi nel Medioevo, ma i nomi di Menuthias, di Diafuna, di Chezberia sotto cui essi la designavano e le notizie esatte, ma scarse, che ne hanno lasciato, non avevano richiamato l'attenzione dei geografi europei.
Marco Polo, fondandosi sulle notizie avute dalla viva voce dei marinai indiani, descrive, nel Milione, i due stati più importanti dell'Africa orientale: lo stato di Madagosho o di Madagascar, come egli scrive in una ortografia fantastica, e lo stato di Zanzibar, situato a S. del precedente. Per un errore molto spiegabile da parte di chi, non avendo visitato personalmente quelle regioni, ne ha avuto notizia dagli Orientali, il cui spirito e linguaggio poco si prestano a una descrizione geografica precisa, egli ha creduto che i due stati fossero formati da grandi isole e intitola i capitoli che dedica alla loro descrizione: Isola di Madagascar; Isola di Zanzibar.
Fondandosi su questi nomi, Martino Behaim ha disegnato sul suo globo due isole immaginarie che per un caso singolare hanno trovato ciascuna con molta approssimazione il loro corrispondente nella realtà quando i Portoghesi, doppiato il Capo di Buona Speranza, constatarono l'esistenza di una grande terra di fronte alla costa di Mozambico e di un isolotto sulla costa di Zanguebar.
È vero però che fu necessario modificarne considerevolmente la posizione, la grandezza e la forma. E soltanto nel 1502, nei planisferi di Cantino e di Canerio che, per la prima volta, Madagascar figura press'a poco in posizione esatta e con una forma vicina al vero, sotto il doppio nome di Madagascar e di Comorbiniam (Comordiva, isola Comora); queste carte erano state disegnate secondo i dati recati dal Cabral, al suo ritorno a Lisbona nel 1501, sulla grande isola africana che egli aveva allora scoperto. Nel 1507 il geografo portoghese Pedro Reinel diede una descrizione dell'isola conforme al vero, e da allora in poi questa fu chiamata indifferentemente Madagascar o Isola di S. Lorenzo, dal nome del santo sotto il patrocinio del quale fu scoperta.
Fino alla metà del secolo XVIII tutti i cartografi hanno rappresentato Madagascar copiando più o meno da vicino i loro predecessori, senza tener conto dei documenti forniti dalle esplorazioni portoghesi fatte nel secolo XVI e, dopo il XVII, per le coste del SE. e dell'E., dai viaggi dei coloni francesi di Fort-Dauphin; solo dopo il 1760 furono fatti rilievi in diversi punti delle coste da ufficiali e ingegneri francesi, specialmente nel 1776 da d'Après de Mannevillette, e da diversi marinai inglesi e olandesi. Queste carte sono state perfezionate dapprima nel 1802 da David Inverarity, poi soprattutto, nel 1872, dal capitano Owen, i lavori del quale - tanto sulla costa occidentale quanto su quella orientale - hanno poi servito di base a tutte le pubblicazioni cartografiche su Madagascar.
Si fecero in seguito studi parziali, ma fino all'età moderna non erano stati compiuti lavori idrografici d'insieme; dopo la creazione del protettorato francese, si fecero rilievi molto esatti, per opera di Favé e Cauvet nel 1887-88, di Mion e Fichot, e finalmente di Rollet de l'Isle, Driencourt, Cot, Cauvet, Lesage e de Vansay La topografia dell'interno, malissimo conosciuta fino al 1870, è stata oggetto di lavori sempre più completi per opera anzitutto di A. Grandidier, poi dei padri Roblet e Collin e di diversi esploratori e missionarî tanto inglesi quanto francesi, di M. E. F. Gautier, di G. Grandidier e infine del Servizio geografico che fu istituito dal generale Gallieni nel 1896, tanto che oggi la topografia di Madagascar può dirsi bene conosciuta.
Gli abitanti di Madagascar (Malgasci) non avevano fino all'età moderna nessun nome con cui designare il complesso del loro paese, essi lo denominavano il "Tutto" oppure la "Terra che è in mezzo al mare". È solo dopo il principio del secolo XIX che gli Hova, avendo concepito il progetto di farsi padroni di tutta l'isola, hanno adottato il nome dato al loro paese dagli Europei. Non avevano nemmeno un nome collettivo per designare l'insieme degli abitanti, usavano e usano ancora spesso la parola Ambanilanitra, che significa "quelli che sono sotto i cieli", poiché, per gl'indigeni del Madagascar, come per molti abitanti di isole, i limiti dell'universo si confondono con quelli della loro isola.


Fonte: www.treccani.it 


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