lunedì 30 ottobre 2017

Lemuri "in estasi"

La medicina non è prerogativa umana: anche gli animali hanno le loro cure

 

 

La medicina è vecchia come la storia dell’uomo. Certo, inizialmente erano solo “santoni” che giochicchiavano con unguenti e sostanze naturali, poi sono diventati fior fior di medici, che hanno introdotto al mondo della chirurgia; e all’uso di attrezzi invasivi, ma spesso risolutivi, come il bisturi. Però si è sempre pensato alla medicina come a una prerogativa dell’unica specie più evoluta, quella umana. Eppure nuovi studi asseriscono che anche negli animali esiste l’attitudine alla cura del proprio corpo, e al miglioramento delle condizioni di salute. Si tratta, di fatto, di vere e proprie azioni automedicanti, che aiutano alcune specie a superare momenti difficili. I Cebus del Centro America, per esempio, si strofinano il corpo con foglie di peperone, per tenere lontani i parassiti; alcune scimmie africane mangiano carbone per digerire piante tossiche. 

Una specie di lemure del Madagascar, l'Eulemur macaco, ha adottato un comportamento insolito attingendo a risorse medicinali in loco; a dir poco originali. Utilizza, infatti, il veleno del millepiedi raggiungendo veri e propri stati di “estasi”. Le analisi hanno evidenziato la relazione fra alcune aree cerebrali di questi mammiferi e l’effetto droga esercitato dal principio attivo proveniente dall’invertebrato. Sembra, dunque, che la capacità di automedicarsi sia legata al livello evolutivo. Tuttavia si sono visti anche animali tassonomicamente “inferiori”, come gli uccelli, in grado di parafrasare l’azione di un medico. I fringuelli, per esempio, raccolgono le cicche di sigaretta per ridurre l’infestazione degli acari nei nidi; non sono naturalmente consapevoli delle caratteristiche chimiche delle sigarette che contengono nicotina, ma sanno bene che il loro utilizzo serve a tenere lontani ospiti indesiderati. Uno studio che parrebbe fine a sé stesso, ma non è così; perché osservando attentamente i comportamenti degli animali, l’uomo potrebbe ricavare informazioni importanti su determinate molecole medicamentose. Il prossimo passo, dunque, sarà quello di fare tesoro delle scoperte fatte sulle scimmie per individuare nuovi principi attivi che possano giovare anche alla nostra specie. 




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