La medicina non è prerogativa umana: anche gli animali hanno le loro cure
La medicina è vecchia come la storia dell’uomo. Certo, inizialmente erano
solo “santoni” che giochicchiavano con unguenti e sostanze naturali,
poi sono diventati fior fior di medici, che hanno introdotto al mondo
della chirurgia; e all’uso di attrezzi invasivi, ma spesso risolutivi,
come il bisturi. Però si è sempre pensato alla medicina come a una prerogativa dell’unica specie più evoluta, quella umana.
Eppure nuovi studi asseriscono che anche negli animali esiste
l’attitudine alla cura del proprio corpo, e al miglioramento delle
condizioni di salute. Si tratta, di fatto, di vere e proprie azioni automedicanti, che aiutano alcune specie a superare momenti difficili.
I Cebus del Centro America, per esempio, si strofinano il corpo con
foglie di peperone, per tenere lontani i parassiti; alcune scimmie
africane mangiano carbone per digerire piante tossiche.
Una specie di
lemure del Madagascar, l'Eulemur macaco, ha adottato un comportamento insolito attingendo a
risorse medicinali in loco; a dir poco originali. Utilizza, infatti, il
veleno del millepiedi raggiungendo veri e propri stati di “estasi”. Le
analisi hanno evidenziato la relazione fra alcune aree cerebrali di
questi mammiferi e l’effetto droga esercitato dal principio attivo
proveniente dall’invertebrato. Sembra, dunque, che la capacità di
automedicarsi sia legata al livello evolutivo. Tuttavia si sono visti anche animali tassonomicamente “inferiori”, come gli uccelli, in grado di parafrasare l’azione di un medico.
I fringuelli, per esempio, raccolgono le cicche di sigaretta per
ridurre l’infestazione degli acari nei nidi; non sono naturalmente
consapevoli delle caratteristiche chimiche delle sigarette che
contengono nicotina, ma sanno bene che il loro utilizzo serve a tenere
lontani ospiti indesiderati. Uno studio che parrebbe fine a sé stesso,
ma non è così; perché osservando attentamente i comportamenti degli
animali, l’uomo potrebbe ricavare informazioni importanti su determinate
molecole medicamentose. Il prossimo passo, dunque, sarà quello di fare
tesoro delle scoperte fatte sulle scimmie per individuare nuovi principi
attivi che possano giovare anche alla nostra specie.
Fonte: RIVISTANATURA.COM