domenica 7 dicembre 2014

Moraingy: la boxe malgascia

Arte marziale, festa paesana  e simbolo di prestigio sociale



Il Moraingy (o Morengy) ebbe origine nella costa nord-occidentale del Madagascar durante la dinastia Maroseranana (dal 1675 al 1896) del regno dei Sakalava. Con il tempo si è diffuso in tutto il Madagascar, prevalentemente nelle zone costiere, ma la sua popolarità ha sconfinato anche nelle vicine isole come La Reunion, Comore, Seychelles e Mauritius.
Fa parte della cultura indigena dei Sakalava: questa forma di combattimento serviva ai più anziani come strrumento per testare la capacità fisica dei giovani, che attraverso il Moraigny rinforzavano il loro carattere e guadagnavano prestigio. In questo contesto, è praticata ancora oggi in una atmosfera di mutuale rispetto: la gente osanna il vincitore, ma supporta anche il perdente.

Arte marziale riguardante unicamente l'uso delle mani nude, il Moraingy era inizialmente praticato solamente da giovani (di ambo i sessi), generalmente di un'età compresa tra i 10 ed i 35 anni, mentre ora viene praticato da gente di ogni età: nonostante ciò, tuttora i lottatori vengono chiamati kidabolahy (uomini giovani) o kidabo mpanao moraingy (giovani che praticano Moraingy).

Essere lottatore di Moraingy in alcune zone del Madagascar è anche uno status symbol e chi pratica tale disciplina ha generalmente il rispetto da parte della popolazione.

Il Moraingy generalmente riguarda scontri tra lottatori di differenti villaggi. Si combatte ogni weekend e giorni festivi in ampi spazi all'aperto come campi di calcio o piazze. Il combattimento è generalmente accompagnato da musica tradizionale, soprattutto il Salegy.

La gara viene organizzata in competizioni a più incontri uno-contro-uno, e prima dell'inizio dell'evento i lottatori si radunano per scegliere ognuno il proprio avversario.

È un'arte marziale che prevede esclusivamente colpi, principalmente pugni ma è possibile anche calciare l'avversario. Le tecniche più utilizzate sono il pugno diretto (mitso), il gancio (mandraoky), il pugno basso (vangofary) e il montante (vangomioriky). In fase di difesa si tiene la guardia e si effettuano schivate.

L'incontro prevede fino a tre round e la vittoria può avvenire se una delle seguenti condizioni si avvera:

  •     uno dei due lottatori esce dall'area di combattimento
  •     svenimento di uno dei contendenti
  •     impossibilità da parte di uno dei lottatori di continuare l'incontro per infortunio
  •     manifesta inferiorità di un lottatore sull'altro.

FONTE: Martial Arts of the World: An Encyclopedia of History and Innovation
 a cura di Thomas A. Green, Joseph R. Svinth
TRADUZIONE: Fabrizio Campagna 


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mercoledì 18 giugno 2014

Il Vouron Patra

Poco prima che il mondo occidentale fosse stato al corrente della sua esistenza, l’uccello più grande mai esistito era già estinto.


  • Nome comune: Uccello Rock (o Uccello Elefante)
  • Nome scientifico: Aepyornis maximus
  • Famiglia: Aepyornithidae
  • Estinto: c. 1700
  • Luogo: Madagascar

Nel 1298, languendo nella prigione di Genova, il mercante veneziano Marco Polo trasferì su carta le memorie di 26 anni straordinari di viaggio per tutto l’Oriente.
Nel capitolo 33 del volume Su l’Isola di Madagascar, il veneziano fece strani riferimenti ad uccelli giganti ed aggiunse che “il Gran Khan mandò una spedizione da quelle parti per indagare su questi fatti curiosi”. Il racconto degli inviati del Khan rifletteva naturalmente una delle tante storie Arabe del gigante Rock come quelle che parlano degli eroi avventurieri Sinbad e Aladino. Ma se gli inviati del Kahn avessero fatto un viaggio in Madagascar, avrebbero riportato notizie di un Rock insieme a resti che non avrebbero avuto bisogno di alcuna esagerazione. Dal tempo di Marco Polo, mercanti indiani e saraceni solcarono l’oceano lungo la costa Africana per molti secoli ed ebbero contatti con l’uccello gigante, non come figura mitologica, ma come una realtà vivente anche se sorprendente. Storie su questo uccello Rock del Madagascar possono essere fatte risalire ai tempi di Cartagine, anche se spesso la forma, la taglia e i poteri dell’uccello gigante venivano elaborati o aumentati nel racconto. Tuttavia, fino al sedicesimo secolo non vi fu alcun contatto diretto con l’Europa.
Marinai olandesi, portoghesi e francesi fecero ritorno dall’Oceano Indiano con grandi uova

Aepyornis maximus

raccolte come oggetti strani. Queste uova sbalordivano i pochi uomini istruiti che le videro. Queste erano 91 cm (3 piedi) di circonferenza ed avevano una capacità di oltre due galloni britannici (9 litri), l’equivalente di 200 uova di pollo domestico. Erano tre volte più grandi di un uovo appartenente a uno dei più grossi dinosauri. Quale tipo di uccello poteva deporre uova simili? Quell’uccello venne in seguito chiamato Uccello Rock (Aepyornis maximus) e visse nella primordiale regione di quell’isola lunga 1.600 km (1.000 miglia) chiamata Madagascar.
Per il primo uomo che lo vide sbucare dalla fitta foresta tropicale o scavalcare le dune di sabbia del litorale, l’Uccello Rock deve essere stata una terribile apparizione. Alto 300 cm (10 piedi) e di un peso di oltre 504 kg (1.100 libbre), fu l’uccello più grande mai esistito sulla terra. Esso apparteneva alla famiglia dei ratiti, uccelli corridori giganti. Dotato di zampe robuste ed armate di unghie con artigli, il suo corpo era voluminoso e coperto di irte piume simili a capelli, quasi come quelle dell’Emù. Era dotato di ali vestigiali e di un collo simile a quello di un serpente con testa e becco simili a una lancia con punta larga. Anche se non volava e non si nutriva di elefanti come la creatura del racconto di Sinbad, l’Uccello Rock era di poco meno terrificante del Rock della relazione di Marco Polo. I Rock erano nati in un periodo in cui gli uccelli erano la forma di vita dominante della terra ed in Madagascar questi rimasero i signori del loro mondo per circa sessanta milioni di anni. Sebbene fossero erbivori, avevano poco da temere. Come gli elefanti stessi, erano protetti dalla loro stessa dimensione. In caso di bisogno avrebbero utilizzato le loro zampe artigliate ed avrebbero scagliato il loro becco come un pesante colpo di lancia. Nessun predatore avrebbe mai potuto minacciarli; nessuno cioé fino all’entrata nel loro mondo da parte dell’ominide avanzato di nome Uomo.
Questi uccelli giganti, nell’arco della loro lunga storia, si erano adattati a molti cambiamenti e potevano essere annoverati fra le specie di uccelli più prosperi, avendo vissuto in un arco di tempo trenta volte maggiore dell’intera esistenza degli uomini. In realtà il contatto con gli umani è probabile che non sia durato per più di poche migliaia di anni, poiché il risultato diretto di questo contatto è stato la causa del totale decadimento delle specie giganti. L’Aepyornis maximus è comunque noto non essere stato l’unico dei ratiti presenti in Madagascar. Da tracce fossili ritrovate, è probabile che ci fossero dalle tre alle sette specie di Uccelli Rock o Epiornitiformi, la cui altezza variava dai 300 cm (10 piedi) a meno di 90 cm (3 piedi). In ogni caso, quasi tutte queste forme di vita erano preistoriche, perlopiù scomparse prima dello sviluppo dell’Homo Sapiens. Sembra probabile che almeno un altro più piccolo ratite, la forma chiamata Mullerornis, sopravvisse fino ai tempi storici insieme al gigantesco Uccello Rock.
La mancanza di testimonianze della storia pre-europea del Madagascar rende difficile riuscire ad
ottenere un quadro chiaro sulle cause dell’estinzione dell’Uccello Rock. Comunque, essi probabilmente furono cacciati dagli uomini primitivi per mille o duemila anni prima del contatto con gli europei. Questa caccia non avrebbe avuto tali conseguenze se non si fosse aggiunta alla raccolta delle uova. Questa forma di attività predatoria fu infatti la maggiore causa della diminuzione del numero di questi uccelli, sebbene per raggiungere lo sterminio totale della specie è stata necessaria una notevole devastazione dell’habitat.
Il popolo Malgascio aveva avuto contatti con i mercanti Arabi per diversi secoli, ma duramente resistettero alla colonizzazione. Spedizioni di olandesi e francesi stabilirono insediamenti litoranei dopo il 1509, ma l’entroterra densamente popolato fu per loro inavvicinabile per altri 150 anni. Dalle prime influenze arabe ed europee, inoltre, non si possiede una vasta documentazione. Mercanti e uomini coinvolti in mercati come quello della conduzione degli schiavi ed azioni di pirateria non erano certamente tipi da conservare annotazioni ornitologiche sugli uccelli esotici. Tuttavia non si può dubitare che queste scaramucce più tardi portarono all’importazioni di armi in acciaio e attrezzi, anche moschetti. Di fronte alle armi e alla devastazione delle foreste da incendi e disboscamenti, la popolazione degli Uccelli Rock, già diminuita in modo critico, si ritirò verso regioni sempre più lontane.
Nel 1658 l’Uccello Rock era già retrocesso in modo evidente dalla maggior parte del suo habitat. Dal suo rapporto di quell’anno, il Sieur Etienne de Flacourt, direttore della Compagnia Francese dell’India Orientale e governatore del Madagascar, scrisse dell’Uccello Rock:
Il Vouron Patra [il suo nome locale] è un uccello gigante che vive nel paese degli Amphatres [nel sud del Madagascar] e depone uova simili a quelle dello struzzo; per non farsi cacciare dalla gente, cerca i posti più solitari per rifugiarsi.
Su di un’isola, anche se grande come quella del Madagascar, non si rivelò l’esistenza di nessun posto abbastanza isolato per il Vouron Patra. Quando fu scagliato il colpo finale (arma, ascia o fuoco) non si sa, anche se fin dal 1700 l’Uccello Rock è da ritenersi quasi sicuramente estinto. Perciò, poco prima che il mondo occidentale fosse stato al corrente della sua esistenza, l’uccello più grande mai esistito era già estinto.

FONTE: Enciclopedia delle specie estinte di David Day (1991), Edizioni Edison, Bologna (la versione originale uscì nel 1981 per London Editions, Londra).

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domenica 11 maggio 2014

Il Festival DONIA di Nosy Be

Dal 1994 a oggi, patrimonio culturale del Madagascar

 

 

A Nord-ovest della grande isola del Madagascar, nell'Oceano Indiano, vi è una piccola isola: Nosy Be. Grande solamente trecento chilometri quadrati, Nosy Be conta circa 45.000 abitanti.  
La sua popolazione è molto varia e colorata e si caratterizza soprattutto per il calore e la gentilezza.
E' proprio per il carattere festaiolo dei suoi abitanti, che nel 1994, degli amici (tra cui un italiano) e alcuni operatori economici e turistici di Nosy Be, fanno una folle scommessa: organizzare un festival di musica nella loro isola. Nessuno di loro ha particolari conoscenze o esperienza relativa all'organizzazione di una manifestazione del genere. Creano insieme il COFESTIN (Comitato Organizzatore del Festival di Nosy Be), e a forza di volontà, caparbietà e perseveranza, riescono ad organizzare il primo festival di Nosy Be: il DONIA ("la bella vita", o "la gioia di vivere" nella lingua Sakalava del nord del Madagascar), che si svolge a maggio 1994.


Con pochi soldi, un sacco di immaginazione, passione e sudore, COFESTIN occupa lo stadio di Hell Ville, vi costruisce un palco molto empirico di legno grezzo coperto con teloni, affitta un piccolo impianto sonoro portato in camion dalla capitale, e organizza quattro concerti serali con rinomati gruppi del Madagascar. Animazioni sportive, sociali e culturali sono organizzate anche durante il giorno, intorno al festival, tra cui un piccolo carnevale di apertura. 
20 anni dopo.... Donia è ancora lì ! 
Artisti provenienti da tutto l'Oceano Indiano sono venuti ad esibirsi su un palco finalmente degno di questo nome, costruito in cemento e con una copertura (dall'edizione Donia 1999), dotato di un impianto audio e luci professionale. Il Festival accoglie tra i 45.000 e 55.000 spettatori ogni edizione, suddivisi in quattro serate di musica non-stop! 
Per il carnevale di apertura, tutta Nosy Be si mobilita per una festa vivace e colorata e attività diverse  e incontri di tutti i tipi si svolgono durante Donia (sport, conferenze, azioni di sensibilizzazione, informazione, istruzione e intrattenimento per bambini, ecc ... ).

Prevista dal 4 all'8 giugno 2014 la 21° edizione del Festival Donia si aprirà come di consueto con un carnevale e una cerimonia per augurare un buon proseguimento a tutti i partecipanti. Durante i quattro giorni successivi, una stuzzicante programmazione artistica allieterà tutti gli abitanti dell'isola e i numerosissimi turisti, stranieri e malgasci, che si recaranno a Nosy Be in quella settimana.
Gli organizzatori presenteranno diversi gruppi musicali, danze e una varietà di artisti provenienti dai diciotto angoli della Grande Isola. Lego, Din & Flavien, Dat'Kotry, Sisca si divideranno il palco con artisti come Rijade e Papa Giro



La piccola avventura un paio di amici è diventata una grande festa, riconosciuta da tutti, e ben oltre l'Oceano Indiano.... 

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venerdì 9 maggio 2014

Le megattere del Madagascar

In nessun luogo oltre che in Madagascar, si può osservare lo straordinario balletto delle balene megattere  



Le megattere hanno come nome scientifico Megaptera novaeangliae. Esse appartengono alla famiglia dei cetacei e delle balene a fanoni o Mysticèti. Sono classificate tra i grandi cetacei, con una lunghezza che varia dai 12 ai 16 metri e circa 40 tonnellate di massa. Eppure, rispetto alle balene blu (le più grandi specie di balene e i più grandi animali viventi, del peso di 150 tonnellate), le megattere sono da considerarsi di media stazza.
Le megattere possiedono delle lunghe pinne pettorali. Molti criteri permettono di riconoscere facilmente le balene megattere, come il loro corpo massiccio, una parte superiore completamente nera e una parte inferiore piuttosto biancastra ...
Quando fanno un tuffo, fanno uscire dall'acqua la loro grande pinna caudale bianco e nera fuori dall'acqua, che presenta una ondulazione sul suo bordo posteriore. 
Le megattere sono presenti in molti mari del mondo. Sono una specie migratoria, si spostano da una stagione all'altra, dalle fredde acque delle alte latitudini alle acque tropicali o sub-tropicali. In Madagascar, i loro posti prediletti sono il mare di Sainte Marie e la baia d'Antogil. 
Durante l'estate, non fanno altro che formare le loro riserve di grasso che verranno utilizzate durante la caccia invernale di krill e di piccoli banchi pesci. Per catturare le loro prede, colpiscono l'acqua con la loro pinna, ma possono anche attaccare direttamente. Durante l'inverno australe, le balene si corteggiano, si accoppiano e le femmine gravide partoriscono ed avviano i loro piccoli balenotteri alla vita. 
Ogni anno, da luglio a settembre, l'arrivo delle balene nel mare di Sainte Marie è l'occasione di una grande festa chiamata "Zañaharibe", che rende omaggio a questo animale molto rispettato e considerato come un Dio dal popolo di Sainte Marie: da qui il nome " Zañaharibe" che significa "Grande Dio".
L'osservazione di queste balene megattere, al largo dell'isola dalla terraferma o a bordo di navi appositamente equipaggiate, è uno spettacolo unico che non è facile dimenticare.
Il loro comportamento acrobatico e i canti melodiosi, elaborati e unici nel loro genere, sicuramente vi incanteranno e vi lasceranno ricordi indelebili. I salti regolari fuori dall'acqua di queste balene megattere sono spettacolari e ne hanno fatto la loro popolarità. Esse si esprimono attraverso questi grandi gesti, come i colpi di coda o di pinne pettorali sulla superficie del mare.
Questi salti e comportamenti hanno tutti significati specifici, come il corteggiamento, la comunicazione sessuale, la rimozione delle conchiglie parassiti, la marcatura della zona, l'intimidazione, la zona di controllo, ecc ... Il tutto a creare una coreografia mozzafiato!
In aggiunta a questi salti, si manifestano in molti altri comportamenti sociali che sono la gioia di tutti coloro che hanno la fortuna di osservarli:
come i mammiferi, le megattere respirano con i polmoni. Questa respirazione le obbliga quindi ad uscire regolarmente fuori dall'acqua. Quando emergono, espellono la loro aria di sfiato dai polmoni, e il loro respiro di solito provoca una vera e propria fontana di oltre 2 metri che crea una nuvola a forma di cavolfiore.
Rispetto ad altre specie di cetacei che tendono ad essere sempre più rari, la popolazione di megattere si riproduce più facilmente perché di solito partoriscono ogni due o tre anni. Inoltre non è raro vedere alcune femmine partorire balenotteri per due anni consecutivi. Le balene femmine portano la loro progenie per un periodo di undici mesi.
Alla nascita, il balenottero misura 4/4,5 metri, con una massa di circa 700 kg. Durante i primi sei mesi, dipendono esclusivamente dal latte della madre. E' solo dopo questo periodo che cominciano a nutrirsi da soli allattandosi fino alla loro tenera età. Prima di lasciare le loro madri, i balenotteri sono stati iniziati dalla madre nei mari caldi. È possibile osservare i comportamenti protettivi delle balene madri e le iniziazioni durante festival "Zañaharibe". La maturità sessuale dei balenotteri avviene dopo cinque anni e raggiungono la loro stazza finale da adulti, lunga 16 metri, e in media un peso di 40 tonnellate , dopo circa sei anni. Le balene megattere hanno un'aspettativa di vita di mezzo secolo. 
Per gli appassionati del suono selvaggio e tipico, sarete coccolati dalle balene megattere con il loro lungo canto complesso. Durante lo spostamento in mare al largo di Sainte Marie, i passi dei balletti delle balene saranno accompagnati da note basse incessanti composte da sillabe ben distinte. Le note che emettono hanno una ampiezza e una frequenza molto variabile. I suoni presentano ugualmente delle ripetizioni di sequenze coerenti e incastrate tra loro. Le balene non emettono i loro canti solo durante la stagione degli amori, anche se alcuni esperti ritengono che siano canzoni di corteggiamento, il significato di queste canzoni non è ancora chiaro, ma la loro perfezione riceve l'unanimità tra tutti i fedeli ascoltatori venuti da tutto il pianeta. 

I canti sono molto specifici da una balena all'altra, da una regione all'altra e da un gruppo all'altro, e il canto personale di una balena evolve a poco a poco nel corso del tempo. Dopo un periodo di dieci anni, una balena non emette più le stesse note che emetteva prima. 
Il meccanismo di canto delle megattere nasconde ancora un buon numero di misteri, visto che questi animali non possiedono corde vocali. In che modo allora sono in grado di produrre i loro canti? Questa domanda rimane ancora senza risposta... 

Ma Sainte Marie non è l'unico luogo dove si possono incontrare: altri siti come Maroantsetra, nella baia d'Antogil, e nel Sud ad Anakao e la riserva di Cap Sainte Marie durante i periodi da giugno a ottobre, sono ottimi luoghi di avvistamento.


FONTE: libertalia.org
TRADUZIONE DAL FRANCESE: CAMPAGNA Fabrizio

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giovedì 27 febbraio 2014

FREEBIRD MADAGASCAR TOURS propone: il Tour ad "anello"

Il circuito più affascinante e spettacolare, il più completo ma anche il più “faticoso”:  tre settimane in vettura 4×4, tra maestosi baobabs e i parchi più belli, tra piste sabbiose e il mare più azzurro del Madagascar!

 

Madagascar tour viaggi vacanza

Antananarivo, Antsirabe, Morondava, Parco Tsingy di Bemaraha, Manja, Andavadoaka, Ambatomilo, Tulear, Parco dell’Isalo, Parco di Ranomafana, Antsirabe, Antananarivo


21 giorni
Programma di viaggio

1g – ITALIA – ANTANANARIVO – Arrivo in serata ad Antananarivo (AirFrance). Accoglienza all’aeroporto e trasferimento in hotel.

2g – ANTANANARIVO – ANTSIRABE (170 km -  3 ore) – Al mattino partenza sulla Route Nationale 7. Sosta Pranzo a Ambatolampy e arrivo a Antsirabe nel pomeriggio. Breve visita della città. Cena e pernottamento.

3g – ANTSIRABE – MORONDAVA (440 km – 9 ore) –Partenza al mattino sugli altopiani occidentali. Sosta pranzo a Miandrivazo, sul fiume Tsiribihina. Arrivo a Morondava, sul Canale di Mozambico, nel tardo pomeriggio. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

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Tsingy di Bemaraha
4g -MORONDAVA – BEKOPAKA (200 km di pista – 8 ore) – Di buon mattino partenza sulla pista verso nord, passando attraverso la spettacolare Allée des Baobabs. Dopo aver attraversato il fiume in chiatta, arrivo per pranzo a Belo sur Tsiribihina, e continuazione fino a Bekopaka (parco dei Tsingy di Bemaraha). Arrivo nel tardo pomeriggio e sistemazione in bungalow. Cena e pernottamento.

5g - BEKOPAKA (TSINGY DI BEMARAHA) – Giornata dedicata alla visita dei Piccoli Tsingy di Bemaraha e del fiume Manambolo. Cena e pernottamento.
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Allée des Baobabs
6g – BEKOPAKA – MORONDAVA (200 km di pista – 8 ore) –Partenza al mattino verso Morondava sulla stessa pista dell’andata. Sosta pranzo a Belo sur Tsiribihina. Arrivo a Morondava nel tardo pomeriggio. Cena e pernottamento.

7g – MORONDAVA – Giornata dedicata alla visita delle spiagge di Morondava all’escursione in piroga tra le mangrovie. Cena e pernottamento.

8g – MORONDAVA – MANJA (180 km di pista – 6/7 ore) – Partenza di buon mattino su pista sabbiosa. Visita della salina di belo sur Mer. Arrivo a Manja, in mezzo al nulla, nel tardo pomeriggio. Sistemazione in bungalow, cena e pernottamento.

9g – MANJA – ANDAVADOAKA (170 km di pista – tutta la giornata) -  Partenza di buon mattino su pista sabbiosa. Attraversamento del fiume Mangoky in chiatta. Sosta pranzo a Morombe. Arrivo ad Andavadoaka nel pomeriggio. Sistemazione in bungalow sul mare. Cena e pernottamento.

10g – ANDAVADOAKA – Giornata di relax sulle meravigliose spiagge di Andavadoaka. Cena e pernottamento.

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Ambatomilo
11g – ANDAVADOAKA – AMBATOMILO (40 km ca – 2 ore) –Al mattino trasferimento su pista sabbiosa e difficile, ad Ambatomilo. Sistemazione in bungalow sul mare. Cena e pernottamento.
Ambatomilo
12g – AMBATOMILO – Giornata di relax sulle meravigliose spiagge di Ambatomilo. Cena e pernottamento.

13g – AMBATOMILO – Giornata di relax sulle meravigliose spiagge di Ambatomilo. Cena e pernottamento.

14g – AMBATOMILO – TULEAR (120 km di pista – 5 ore) – Partenza al mattino su pista sabbiosa e spettacolare. Sosta pranzo a Mangily. Visita foresta dei baobabs. Arrivo a Tulear nel pomeriggio. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

15g – TULEAR – ISALO (250 km – 4 ore) – Partenza in mattinata sulla Route Nationale 7. Sosta a Ilalaka per visita miniere di zaffiri a cielo aperto. Arrivo a Ranohira (Parco dell’Isalo) nel pomeriggio- Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

16g – ISALO – Giornata dedicata alla visita del parco nazionale dell’Isalo.

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Risaie sugli altopiani centrali
17g – ISALO – RANOMAFANA (310 km – 7 ore) –Partenza al mattino e sosta a Anja per visita riserva naturale (lemuri Catta). Nel pomeriggio sosta ad Ambalavao per visita atelier fabbricazione carta “Antaimoro” e pranzo. Arrivo a Ranomafana nel pomeriggio.  Sistemazione in hotel sul fiume, cena e pernottamento.

18g – RANOMAFANA –  Giornata dedicata alla visita del parco nazionale di Ranomafana. Cena e pernottamento.

19g – RANOMAFANA – ANTSIRABE (310 km – 7 ore) – Al mattino partenza ancora sulla RN 7 verso nord. Sosta pranzo ad Ambositra e visita atelier lavorazione legno. Arrivo a Antsirabe nel pomeriggio. Cena e pernottamento.

20g – ANTSIRABE – ANTANANARIVO (170 km) – Al mattino visita del lago sacro Tritriva, nei dintorni di Antsirabe e quindi  verso la capitale. Arrivo ad Antananarivo nel pomeriggio. Eventuale ultima visita della cittaà (mercato artigianale…). In serata trasferimento all’aeroporto per imbarco su volo per l’Itali.

21g – ANTANANARIVO -  ITALIA –  Volo per l’Italia (1,00h ca con AirFrance)
FINE DEI SERVIZI

Quote di partecipazione:

  • per 2 persone:  2.400 euro a persona
  • per 3 persone:  2.050 euro a persona
  • per 4 persone:  1.800 euro a persona
  • per 5 a più persone:  Contattateci
  • per gruppi (minimo 8 persone): 1.300 a persona
  • sistemazione in camera doppia
  • supplemento sistemazione in camera singola: 600 euro

Estensioni possibili:

  • discesa fiume Tsiribihina in battello
  • soggiorno mare a Salary

Le tariffe comprendono:

  • tutti i pernottamenti in hotel e/o bungalow di media categoria
  • tutti pasti (esclusa la cena del 20g)
  • gli ingressi ai parchi e riserve
  • tutte le visite ed escursioni comprese nel programma
  • tutti i trasferimenti in vettura 4×4 con autista (carburante compreso) e in chiatta
  • accompagnatore/guida italiano (vitto e alloggio compresi)

Le tariffe non comprendono:

  • il volo A/R Italia-Madagascar
  • le guide ai parchi e riserve (obbligatorie)
  • immersioni subacquee e escursioni non comprese nel programma
  • noleggio quad, moto e biciclette
  • le bevande e le mance
  • tutto ciò che non è indicato in “le tariffe comprendono”

http://www.freebirdmadagascar.com/i-nostri-viaggi/tour-in-4x4/tour-ad-anello-ovest-costa-sudovest-e-rn7/?lang=it


mercoledì 5 febbraio 2014

Antananarivo: le "trano gasy"

Un patrimonio architettonico che ha resistito al cammino storico e culturale che il paese ha attraversato

 

Antananarivo è una città ricca di storia, e i vari monumenti che costellano la capitale ne sono testimoni. La città fu fondata intorno al 1600, e le forme dell'architettura sono evolute con la modernizzazione. Ma un patrimonio architettonico ha resistito al cammino storico e culturale che il paese ha attraversato: sono le case tradizionali, tipiche degli altopiani, che  i malgasci conoscono sotto il nome di "Trano Gasy" (casa malgascia). In effetti, apparsi intorno al 1838, questi edifici ancora dominano la maggior parte dei quartieri della capitale. Gli aspetti in comune di queste case sono loro piccola veranda, le loro tegole di argilla e le pareti di mattoni bruciati, tecnica di produzione che è stata insegnato da Jean Laborde (vedi freebirdmadagascar.blogspot.com/2013/04/jean-laborde-un-avventuriero-in.html ).

Nonostante l'evoluzione dello stile architettonico, queste case hanno resistito negli anni e non hanno nulla da invidiare alle altre: alcune hanno addirittura 200 anni! La maggior parte dei proprietari preferiscono ripararle solamente, mantenendo lo stile della casa. Come il caso di Baholy, un erede di Ampatsakana, che continua a mantenere l'immagine della sua casa così come suo nonno aveva costruito. In alcuni casi,  le "Trano Gasy" hanno subito alcune modifiche, mantenendo però lo stile di base. Le pareti sono state rivestite con cemento, alcune strutture rinforzate, le finestre sono state vetrate e gli anziani tetti sostituiti da tegole. Altre sono state rinnovate e sono l'orgoglio di alberghi e ristoranti di lusso, ma anche di boutiques, in alcuni vicoli affollati della capitale. 
Al tempo della loro costruzione, solo le famiglie nobili potevano permettersi di costruire le "Trano Gasy". E' infatti questa connessione con la loro storia e l'antica nobiltà, che ha portato gli eredi  a mantenere le forme di queste case, secondo Henri Rasolofojaona, proprietario di una "Trano Gasy" a Faravohitra, un quartiere di Antananarivo.
Ma sfortunatamente, molti proprietari non possono più permettersi la manutenzione della loro casa, e le loro "Trano gasy" cadono in rovina...

Fonte: Sobika.mg
Traduzione dal francese: Fabrizio Campagna

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mercoledì 8 gennaio 2014

La cucina malgascia

 Il Madagascar a tavola: una gustosa sorpresa



Piatti tipici del gusto originale 
La cucina tipica malgascia è molto varia, anche se comprende alimenti sempre presenti: il riso è la base di ogni pasto malgascio, accompagnato da pesce, pollo, maiale o zebù. I contorni vengono cucinati alla griglia, fritti o in umido. Il Romazava è senza dubbio il piatto tipico: ragù fatto con foglie verdi chiamatè Brèdes Mafana con un gusto piccante quasi sorprendente. Il piatto viene accompagnato da carne di manzo cotta a lungo. Possiamo trovare il Romazava in quasi tutto il Madagascar, ma tuttavia, non è sempre lo stesso!
Brèdes mafana

Un altro classico è il Ravitoto (letteralmente: foglie pestate), foglie di manioca preparate con carne di maiale o zebù, a seconda della vostra scelta: una delizia!
 
Peculiarità regionali 

Ogni regione ha le sue specialità, che sono naturalmente a base di prodotti locali che abbondano nella zona. Così, pesce e amalona (anguilla) imperano ad est, mentre le aragoste a Fort- Dauphin e Nosy Be. Il drakaka (grande granchio) regna nella parte settentrionale e occidentale dell'isola. I gamberoni (tsikorakorana) soprattutto nella parte occidentale, mentre nella parte meridionale dell'isola, vi servono con grande rispetto il betsiroba (carne di capra) preparata in un modo particolare. Tutte queste specialità sono preparate in mille modi succulenti le une come le altre, e condite con alcune varietà di spezie. Inoltre, il nord e l'ovest propongono specialità a base di latte di cocco, molto simili alla cucina polinesiana e creola. Nella zona orientale, i piatti sono particolarmente fragranti e profumati con vari tipi di aromi, come la vaniglia, la cannella, il pepe e i chiodi di garofano.Nella parte semidesertica del Grande Sud dell'isola e nelle campagne, durante il periodo di magra fino al prossimo raccolto, il riso viene sostituito da manioca o da mais, che si mangiano molto spesso senza accompagnamento. Assolutamente da non perdere l'ottimo foie gras malgascio, proposto nei grandi ristoranti delle città degli altopiani centrali, i cui principali produttori si trovano nella regione a sud della capitale.

I pasti tradizionali delle feste 

Tradizionalmente, al tempo dei re, c'erano riti culinari per ogni specifica festività, tra le quali
Ravitoto
l'Asaramanitra, il Santa- Bary, e l'Alahamady (Capodanno
malgascio). Durante la festa dell' Alahamady per esempio, si serviva dell'akoho (pollo) con del tsikorakorana (gamberone) o con del Voanio (cocco) nei paesi Sakalava (Nord-Ovest). Nella regione Antandroy, era servita betsiroba (carne di capra) con voanjo (semi di arachide). Sugli altopiani, c'era il varanga mialin-Taona (carne di manzo che si cucinava, si conservava per un anno e che veniva servita il giorno del bagno reale). Ai giorni nostri vi servono, durante le feste, come accompagnamento del piatto tradizionale di riso, tutti i tipi di pollame. E tutte le famiglie malgasce cercano di prepararne in base alle loro possibilità finanziarie, andando dai vorontsiloza (tacchini) alle gana (anatre) e ai semplici akoho (polli), passando per i gisa (oche), cucinati a volte con carne di maiale, se quest'ultimo non costituisce un fady (tabù) per la famiglia.



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